” Niente velo per Jasira – Towelhead ” di Alan Ball (2008)
Quando il film proviene dall’estero una delle cose più delicate di cui un buon distributore deve occuparsi è la scelta del titolo in italiano e del relativo taglio promozionale che il film avrà sul mercato, il titolo ed il manifesto saranno determinanti ed influenzeranno profondamente la scelta dello spettatore. Spesso però questa fase non è dettata dal desiderio di onorare le scelte artistiche del regista o rispettare la linea impostata dalla promozione nel paese d’origine del film, bensì da più basse necessità commerciali, a volte questo genere di operazioni producono effetti devastanti sull’opera e in alcuni casi la stravolgono a tal punto da raccontare con manifesto e locandina una storia radicalmente opposta a quella che lo spettatore vedrà in sala.
Alan Ball è uno dei più brillanti ed originali creativi della tv americana contemporanea, ha creato una delle serie televisive più premiate della storia come “Six feet under” ed attualmente è impegnato in una serie dedicata al vampirismo intitolata “True blood” che sta letteralmente superando ogni record di ascolto negli Usa. Alan Ball è anche lo sceneggiatore vincitore del premio Oscar per “American beauty” ed il suo passaggio dalla scrittura alla regia era atteso già da parecchio tempo. Ma la distribuzione italiana di tutto questo dimostra di preoccuparsi molto poco, tranne che per il dettaglio su “American beauty” che ricordano in testa alla locandina italiana. Per il mercato italiano infatti la piccola storia di una ragazza per metà libanese e per metà americana che vive nella provincia a stelle e strisce durante la guerra del golfo
e che esplora per la prima volta la sua sessualità dovendosi confrontare con razzismo, sessismo ed un esperienza di stupro diventa un film sulla questione del velo con una locandina che raffigura una sensuale donna araba che ispira con il suo gesto il sesso orale. Ovvio che il film bisogna venderlo, ovvio anche che il mercato abbia le sue pretese, di solito piuttosto squallidine, ma dovrebbero esserci dei limiti. Per la cronaca il film in originale si intitola “Towelhead” ovvero “testa di asciugamano” nomignolo razzista americano che si riferisce non al velo ma al copricapo dei beduini. Jasira viene spedita dalla madre a vivere con il padre libanese dopo che il compagno comincia a dimostrare strani interessi per la figlioccia. La giovane Jasira, tredici anni, in cerca della sua identità si ritrova catapultata in una citta satellite, di quelle che hanno scuole, ospedali e centri commerciali all’interno e che sono in verità piccole fortezze isolate dal mondo esterno. La ragazza dovrà vivere con un uomo di cui sa molto poco e che sembra ossessionato per la vergine Maria e le donne esotiche. Al fine di dimostrare ai vicini di casa che la sua famiglia libanese non è retrograda e sessista il padre obbliga Jasira a fare da baby sitter al figlio dei vicini senza sapere che così facendo la lascerà nelle grinfie di un riservista arrapato e deficente che violenterà la ragazza. Ma la violenza è raccontata da Ball con molta intelligenza giocando sul filo dell’ambiguità, lasciando allo spettatore fino a pochi minuti prima della fine del film il dubbio sulla comlicità o meno della piccola Jasira. Intorno alla straordinaria protagonista si muovono anche un giovane ragazzo di colore che sceglie la libanese come sua compagna nelle prime esplorazioni sessuali ed una donna incinta americana progressista che aiuterà la ragazza a capire quello che sta vivendo ed il significato di quello che ha vissuto. Il film gioca con leggerezza su argomenti pesanti come il razzismo nelle scuole, la pedofilia, la delicatezza di un età dove il pericolo di aggressioni e manipolazioni sessuali è molto sviluppato e la naturale ricerca di se stessi che all’età di tredici anni è particolarmente tormentata. Un bel film che ci aiuta a ricordare come la società delle escort e delle veline in prima pagina sia terribilmente influente e di come il corpo della donna sia sempre di più , rispetto alla modernità del pensiero, un oggetto di potere e possesso per una percentuale spaventosamente alta di maschi. Il velo del titolo non c’entra nulla perchè Jasira ha un padre libanese cattolico, ma forse per il distributore gli arabi sono tutti uguali …
Daniele Clementi